VISITA MAGNO PALAZZO
L’ANDITO A LA CHAPELA
L’elegante ambiente costituisce l’ingresso principale alla residenza cinquecentesca voluta dal principe vescovo Bernardo Cles accanto a Castelvecchio. Lo stemma del committente con leoni rampanti bianco e rosso, sormontato dal copricapo cardinalizio, campeggia al centro della volta in un volo di putti alati. Nelle lunette, tra delicati stucchi, Dosso Dossi, uno fra i più celebrati artisti del tempo, dipinse la serie di Divinità dell’Olimpo, ispirato dalla cultura umanistica del principe vescovo.
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CAPPELLA CLESIANA
La Domus orationis, come indica l’iscrizione scolpita sopra l’ingresso, si trova di fronte al Locus refectionis, l’ambiente dove la corte si riuniva per mangiare, quasi a voler sottolineare come il principe vescovo nello svolgimento delle sue funzioni si occupasse del nutrimento sia dell’anima sia del corpo. La volta è decorata da figure in terracotta dipinte a imitazione del marmo, opera dello scultore volterrano Zaccaria Zacchi. Sono figure di chiara ascendenza michelangiolesca che raffigurano l’Eterno, al centro del soffitto, gli Apostoli, i Padri della Chiesa, gli Evangelisti.
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STUA DE LA FAMEA
Destinato a refettorio della corte vescovile, l’ambiente conserva le decorazioni ad affresco eseguite da Dosso e Battista Dossi. I pennacchi accolgono un’ideale, prestigiosa raccolta di statue antiche; nelle lunette sono raffigurate, con evidente intento moraleggiante, alcune delle più famose favole di Fedro ed Esopo, ambientate entro vasti, poetici paesaggi. |
CAMERA DEL CAMIN NERO
La sala, che deve il suo nome a un perduto camino in pregiata pietra nera di Ragoli (ricordato con una riproposizione pittorica condotta con il restauro novecentesco) era un tempo indicata come la Chamera di stuchi, per l’estesa decorazione in stucco all’antica che è raffinata cornice agli affreschi di Dosso. La decorazione pittorica è dedicata alle Virtù e alle Arti liberali, imprescindibili aspetti di un buon governo. |
CAMERA UDIENZE
Il ruolo ufficiale della sala, destinata alla trattazione degli affari di governo, si riflette nella scelta dei soggetti degli affreschi, che celebrano l’impero e la casata degli Asburgo. Bernardo Cles, committente del palazzo, apprezzato consigliere dell’imperatore Carlo V d’Asburgo e del re d’Austria Ferdinando I, è qui ritratto, in veste cardinalizia. Al centro del soffitto, affiancata da immagini allegoriche femminili, la figura della Fortuna, in bilico sulla sfera, allusiva all’instabilità delle sorti umane, invita a essere artefici del proprio destino.
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STUA DE LE FIGURE
La decorazione del soffitto venne interamente eseguita in terracotta da Zaccaria Zacchi nel 1532 con personificazioni di pianeti e busti di astronomi drappeggiati all’antica. Come tutti gli altri ambienti del palazzo denominati stua cioè stube, la sala aveva le pareti rivestite in legno ed era riscaldata da una stufa: quella originaria, realizzata in terracotta dallo Zacchi a imitazione del metallo, purtroppo dispersa, è oggi sostituita da una coeva in maiolica attribuita a Bartholomäus Dill. |
CAMERA DEL TORRION DA BASSO
La sala, di forma circolare, fu ricavata all’interno del torrione eretto dal principe vescovo Johannes Hinderbach nel tardo Quattrocento e poi inglobato nella nuova fabbrica del Magno Palazzo. Tema principale della decorazione pittorica del soffitto, affidata a Marcello Fogolino e inserita tra finissimi stucchi di artigiani mantovani, è la celebrazione della potenza romana, attraverso episodi della vita di Giulio Cesare, e l’esaltazione dell’impero con la serie degli imperatori a cavallo. |
CORTILE DEI LEONI
Al centro del palazzo rinascimentale il Cortile dei Leoni è un luogo incantevole e protetto, un tempo riservato alla corte, quasi una sorta di giardino segreto. Il suo nome deriva dalla fontana rinascimentale, profondamente modificata nel tempo, di cui si conservano i due originali leoni scolpiti in pietra, allusivi allo stemma clesiano. |
LOGGIA
Luogo affascinante e centrale nel palazzo, dove spazi privati e pubblici, aperti e chiusi dialogano tra loro, la loggia è capolavoro rinascimentale del pittore bresciano Girolamo Romanino. Concerti di corte si alternano a scene drammatiche ispirate a fonti bibliche, mitologiche e della storia romana, in un ricercato programma decorativo che celebra l’importanza dell’esercizio della virtù nella sfera pubblica e privata e la preparazione umanistica del principe rinascimentale. |
SALA GRANDE
Destinato ai ricevimenti e alle feste, è l’ambiente più ampio e solenne del palazzo. Il monumentale caminetto di marmo, opera dello scultore Vincenzo Grandi, impreziosisce la sala decorata da un vivace fregio realizzato da Battista Dossi. In un festoso gioco di putti è celebrata la figura del principe vescovo Cles, citandone il nome “Bernardt”, illustrando le imprese e i leoni araldici, insieme all’aquila del principato trentino e agli stemmi dei regnanti Asburgo. |
SALA DEGLI SPECCHI
Il Chameron del torion de sora, arredato in epoca clesiana con pregevoli arazzi fiamminghi, è oggi denominato ‘Sala degli specchi’. Nell’ambito di un ambizioso programma di trasformazione della residenza vescovile in stile rococò, nel Settecento furono realizzate delicate cornici in stucco dorato per ospitare un ciclo di tele a tema biblico commissionate al veneziano Francesco Fontebasso. In parte dispersi, i dipinti furono sostituiti in occasione dei restauri novecenteschi con specchi che concorrono a rendere la sala particolarmente luminosa e piacevole. |
APPARTAMENTO CLESIANO
L’appartamento privato del principe vescovo Bernardo Cles è costituito da un’ampia anticamera che introduce alla camera da letto del signore, ingentilita da un fregio dipinto da Romanino con busti di imperatori antichi e insegne clesiane e interrotto da una finestrella che consentiva al personale di servizio di controllare il riposo del signore. Dalla camera si accede a uno studiolo e alla Libraria, un ampio spazio destinato ad accogliere la biblioteca del principe, una delle più notevoli raccolte librarie del Rinascimento. Il soffitto della Libraria è decorato con cassettoni lignei dipinti da Dosso Dossi con i Sapienti del mondo antico.
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PIANEROTTOLO DELLA SCALA DEL GIARDINO
Le pareti del pianerottolo e della scala che conduce al giardino, sono decorate con affreschi di Girolamo Romanino, che alternano temi allegorici e mitologici, ritratti di gentiluomini e nobildonne della corte clesiana, e scene di genere legate alla vita del palazzo. Spiccano i ritratti del buffone di corte intento a giocare con una scimmia e del sovrastante alla fabbrica del palazzo nell’atto di pagare due lavoranti, delineati con impietoso realismo.
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REVOLTO SOTO LA LOZA
Questo suggestivo ambiente di passaggio, una specie di anticamera al giardino, è decorato da Girolamo Romanino, che qui esibisce una vena disinvolta e ironica, proponendo soggetti di inconsueta originalità. Nonostante la parziale conservazione, si riconoscono Loth e le figlie, episodio biblico dai risvolti scabrosi, e scene di genere come l’ameno Riposo durante la caccia, la grottesca Castrazione di un gatto, una coppia di amanti e un probabile interno di osteria.
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GIARDINO
Protetto dalle mura del castello, il giardino è il luogo perfetto dove passeggiare o riposare. Con i restauri del primo Novecento è stato ricostruito ispirandosi a quanto tramandano le fonti di epoca rinascimentale: è descritto come un luogo di svago ameno e piacevole, con una grande e ricercata varietà di piante, una fontana con la statua di Nettuno e, dove oggi si trovano le prigioni austroungariche, una loggia che ospitava una grotta artificiale con giochi d’acqua. |