MARCELLO FOGOLINO

(1483/88-1558?)

Nato probabilmente a Vicenza fra il 1483 e il 1488 da una famiglia di origine friulana, Marcello Fogolino è l’artista che più a lungo operò al servizio del Principe Vescovo Bernardo Cles. Egli contribuì, insieme al Romanino e ai Dossi, all’affermazione della pittura rinascimentale in Trentino, mettendo a frutto la sua particolare predisposizione ad assimilare rapidamente svariati linguaggi pittorici.
La sua formazione avvenne presumibilmente presso il padre, anch’egli pittore. Fu in seguito a Venezia, dove dichiara di aver operato per otto anni, mentre nei primi anni ’20 risulta essere a Pordenone, dove esegue alcuni dipinti, fra cui due pale per il Duomo. Nel 1526 venne accusato, insieme al fratello Matteo, pure lui pittore, di aver assassinato un barbiere in Friuli; chiamati a presentarsi in giudizio a Udine, i due fratelli, banditi da tutto il territorio della Repubblica veneta, fuggirono a Trento. Arrivati in città nel ’27 ottennero dal governo veneziano un salvacondotto, più volte rinnovato, in cambio di informazioni politiche.

Dopo un iniziale periodo di difficoltà a causa della mancanza di lavoro, per Fogolino si presentò l’occasione di partecipare alla decorazione del Magno Palazzo di Bernardo Cles. Ottenuta la fiducia del cardinale, il pittore veneto, a partire dal 1531, si mise al suo servizio, affrescando dapprima alcuni fregi sul prospetto dell’edificio, in seguito la serie degli imperatori romani e gli episodi della vita di Giulio Cesare nella Camera terrena del Torrion da basso, mostrando di non essere indifferente alle suggestioni dello stile di Dosso e Romanino.

L’attività per conto del Principe Vescovo, tuttavia, non si limitò ai lavori al Buonconsiglio, ma lo vide presente, almeno fino al 1535-36, anche nelle proprietà vescovili situate in centri più periferici, come Castel Selva presso Levico, il Palazzo di Cavalese, Castel Cles e Castel Toblino.

A Trento, l’opera di Fogolino è attestata nelle sale terrene di Palazzo Sardagna e su parte della facciata di Casa Cazuffi, in piazza Duomo. Intensa fu anche la produzione di dipinti a tema sacro; realizzò infatti pale d’altare sia per chiese cittadine (Duomo e S. Marco), sia per località limitrofe (Sardagna, Povo, Caneve. Calavino). Il soggiorno fogoliniano a Trento fu spesso interrotto da viaggi in Friuli; nel 1547 ad Ascoli Piceno decora il salone del palazzo vescovile, il cui committente, il vescovo Roverella, aveva probabilmente conosciuto il pittore a Trento durante i lavori conciliari.
Di nuovo a Trento negli anni intorno al 1550, Fogolino portò a termine per il nuovo Principe Vescovo, Cristoforo Madruzzo, la decorazione della sua villa suburbana appena edificata, il Palazzo delle Albere, mentre nel 1548 affrescò a Bressanone la cappella del palazzo vescovile, in seguito distrutta.
Nel 1558 in una lettera spedita a Trento da Innsbruck si chiedevano notizie sul suo conto, in previsione di un incarico concernente la decorazione della residenza imperiale di quella città. E’ l’ultimo documento che riguarda Fogolino che, tuttavia, non sappiamo se a quella data fosse ancora in vita.