Giovedì 29 agosto e lunedì  2 settembre alle ore 20.30 la grande musica sarà protagonista al Castello del Buonconsiglio con la magia degli archi dell’Orchestra Haydn. Ingresso a 10,00 euro sul sito del Centro Servizi Culturali Santa Chiara oppure alla cassa serale un’ora prima del concerto.

 

Nel corso dell’anno del Centenario del Castello del Buonconsiglio, il museo ha preso vita con un ricco programma di eventi che lo hanno reso un luogo stimolante, partecipativo e accessibile.
Mostre, pubblicazioni, aperture serali straordinarie, aperitivi d’arte, conferenze e concerti hanno animato la prima parte dell’anno, trasformando il castello in un centro culturale vivace. Ora, mentre l’estate  si avvia verso la conclusione, due appuntamenti di grande rilievo sono ancora in programma: i concerti con gli archi dell’Orchestra Haydn, che il 29 agosto e il 2 settembre offriranno un’esperienza unica dove l’arte incontra la grande musica.

Il primo appuntamento,  Ancient Echo, si terrà giovedì 29 agosto alle ore 20.30 nella Loggia di Romanino e vedrà come Maestro concertatore e solista Stefano Ferrario che suonerà insieme all’Orchestra di Archi musiche di  Anton Webern:  Langsamer Satz; di Joseph Haydn: Concerto per violino e orchestra n. 3 in la maggiore, Hob.VIIa:  3 “Melker-Konzert”; di  Ottorino Respighi:  Antiche arie e danze per liuto: Suite III; di Benjamin Britten: “Simple Symphony”, op. 4.
La musica è in continua evoluzione, ma gli stili non si sostituiscono tra loro: lo stile nuovo accoglie semplicemente dentro di sé quello vecchio. Anton Webern scrive il suo “Langsamer Satz” nel 1905, mentre studia composizione con Arnold Schönberg, muovendosi sulla linea di confine tra il Tardo Romanticismo del XIX secolo e l’epoca moderna. Anche la seconda opera di questo concerto è un punto di svolta: nel 1761, Joseph Haydn assume l’incarico di vicemaestro di cappella nell’orchestra di corte del principe Paolo II Antonio Esterházy. Il manoscritto del suo Concerto in la maggior per violino, scritto nel 1771, viene rinvenuto nel 1949 nell’Abbazia di Melk, in Bassa Austria. Prendendo le mosse dai concerti barocchi di Vivaldi, il brano – scritto forse per il compositore e maestro di cappella dell’orchestra di corte Luigi Tomasini – traghetta l’evoluzione di questo formato di concerto nel “Classicismo”. Segue quindi la musica strumentale italiana del XX secolo, che non si orienta a esperimenti sonori d’avanguardia, bensì ai maestri del Rinascimento. Le “Antiche arie e danze per liuto” di Ottorino Respighi combinano “vecchi” e “nuovi” linguaggi sonori: nella terza suite delle “Arie e danze”, Respighi reinterpreta – quasi contemporaneamente al rinascimento vivaldiano degli anni 1930 – tre opere per liuto del XVI e XVII secolo, arrangiandole per orchestra d’archi. Anche Benjamin Britten guarda al passato nella sua sinfonia “semplice” – e in particolare alla propria infanzia e ai compositori inglesi Henry Purcell e John Dowland dell’età elisabettiana. Nel 1934, l’allora ventenne pubblica la sua “Simple Symphony”, di cui dichiara le fonti più importanti in una nota, secondo la quale la sinfonia elabora “materiale da opere che il compositore ha scritto nell’età compresa tra i nove e i dodici anni. Sebbene lo sviluppo di questi temi sia del tutto nuovo in molti punti, molte parti dell’opera sono state interamente riprese da composizioni precedenti”.

Il secondo concerto, Buenos Aires’ Serenade, si terrà lunedì 2 settembre alle ore 20.30 nella Sala G. Gerola e vedrà come Maestro concertatore e solista Marco Mandolini  che suonerà insieme all’Orchestra di Archi musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij: Serenata per archi in do maggiore, op. 48, e di Astor Piazzolla: Cuatro Estaciones Porteñas.
Una “sinfonia senza fiati”, una serenata o un divertimento del XIX secolo: “Quanto mi rallegra che Mozart non abbia affatto perduto il suo entusiasmo per me”, scrive nel 1880 Piotr Čajkovski all’amica e mecenate Nadeshda von Meck dalla villeggiatura presso la tenuta della sorella Alexandra, nel paese ucraino di Kamjanka. È in questo contesto che scrive la sua Serenata per archi, il cui primo movimento è pensato come “tributo nato dalla mia venerazione nei confronti di Mozart”. Il famoso Valzer del secondo movimento ci immerge direttamente nelle sontuose sale da ballo della Belle Époque. La malinconica Elegia è quindi seguita da un Finale in cui il compositore – come annunciato nel titolo del quarto movimento (“Tema russo”) – rivisita due canzoni popolari russe. A differenza delle quattro stagioni di Vivaldi, i concerti per violino composti nel 1725, le “Cuatro Estaciones Porteñas” (le quattro stagioni di Buenos Aires) di Astor Piazzolla nascono in anni diversi e non sono pensate come suite o ciclo. Piazzolla compone il “Verano Porteño” nel 1964 come musica di accompagnamento alla pièce teatrale “Melenita de Oro” di Alberto Rodríguez Muñoz; seguono nel 1969 “Otoño Porteño” e “Primavera Porteña” e, nel 1970, “Invierno Porteño”. Nato nel 1921 a Buenos Aires, Astor Piazzolla ha già all’attivo diversi successi come compositore di musiche da film e musicista da camera quando, negli anni ’60, il suo “nuovo tango” lascia la penombra dei cabaret e night club della capitale argentina per trasferirsi nelle sale da concerto, dove si trasforma in una nuova forma musicale artistica multiculturale: è infatti arricchito di armonie e strumentazioni classiche con influssi di jazz, musica barocca europea e Nuova Musica. Scritte originariamente per un quintetto di tango nella formazione bandoneon, violino, pianoforte, chitarra elettrica e contrabbasso, le sue “quattro stagioni” rappresentano senza dubbio l’apice di questo stile inconfondibile.

 

Si possono  acquistare i biglietti online, alla biglietteria dell’Auditorium di Trento (+39 0461 213834 / puntoinfo@centrosantachiara.it) oppure alla cassa serale un’ora prima del concerto a l costo di 10 euro ( 5 ridotto).

 

La collaborazione tra il museo e la Fondazione Haydn prevederà anche dei laboratori per famiglie che si terranno in autunno.