Castello del Buonconsiglio
L’inquieta atmosfera della Roma degli anni Venti.
Un’antica accademia d’arte scomparsa in circostanze drammatiche.
Un affascinante palazzo nascosto nel cuore della capitale, dove si incontrano artisti di tutto il mondo.
La breve avventura artistica di una giovane contessa nata nel Trentino asburgico.
Potrebbero essere gli argomenti di un romanzo. E sono invece i temi di una mostra, anch’essa nascosta tra le molte proposte dell’estate –autunno di quest’anno. Si trova a Trento, al Castello del Buonconsiglio, negli spazi di Castelvecchio, la parte più antica del vasto complesso monumentale: sale inconsuete, per un’esposizione temporanea, quelle che si aprono accanto alla Loggia, sorprendente traforo che spicca sulla facciata medievale e sembra provenire direttamente da un palazzo veneziano sul Canal Grande. E particolarissime sono le opere esposte, perché è il contenuto, appena scoperto, di una cartella d’artista ritrovata intatta fra i molti scaffali dell’archivio di Castel Thun, l’antico maniero trentino recentemente aperto al pubblico, dopo anni di restauro.
È quanto resta della breve avventura romana di Giulia Thun, giovane nobildonna che soggiornò nella capitale negli anni compresi tra il 1923 e il 1928, frequentando una prestigiosa istituzione culturale di cui si è perso il ricordo: la British Academy of Arts at Rome.
Sono disegni, per la maggior parte nudi maschili e femminili, rimasti chiusi nella teca per circa un secolo, e pertanto restati in perfetto stato di conservazione: una intatta freschezza che li fa sembrare appena staccati dai cavalletti dell’accademia, punteggiati dai piccoli fori delle puntine metalliche, il cui segno minuscolo è lasciato in vista dall’accorto allestimento, che sobriamente evoca l’atmosfera degli studi d’artista.
L’esposizione e il catalogo narrano la storia individuale dell’artista e le sue illusioni perdute, vissute nell’atmosfera di una Roma affascinante ed inquieta.
Ma soprattutto sollevano il velo sulla storia dimenticata della British Academy .
L’accademia era nata circa un secolo prima, all’inizio dell’Ottocento, come espressione della cerchia di artisti e letterati britannici soggiogati dal fascino di Roma, di quella comunità inebriata dal mito vivente dell’antichità che gravitava attorno a Piazza di Spagna, riunendosi nel celebre Caffè Inglese, decorato dai dipinti di Giambattista Piranesi.
Dopo la scomparsa del grande poeta John Keats, che aveva voluto terminare a Roma la sua breve vita, il pittore Joseph Severn, compagno dei suoi ultimi giorni, aveva posto le sue energie nel costituire quest’istituzione permanente per gli artisti connazionali. Con il beneplacito di re Giorgio IV e della Royal Academy di Londra, venne dunque fondata la Academy romana, che ebbe sede prima in via Sant’Isidoro, poi in via Margutta.
Il luogo era del tutto particolare. Si trattava infatti del fascinoso palazzo Patrizi, uno straordinario esempio di iniziativa privata a favore delle arti: nelle sue stanze si sarebbero svolte nel Novecento le prime manifestazioni futuriste, e nel 1917 vi soggiornò Pablo Picasso che, accompagnato dall’amico Jean Cocteau, vi realizzò i disegni per il balletto Parade.
Qui la British Academy rimarrà sino al termine della sua storia, drammaticamente conclusa nel 1936, e qui la frequentò Giulia Thun, circa un decennio prima che tutto finisse.
I disegni della nobile trentina sono tra le rare testimonianze sopravvissute di questa dimenticata vicenda culturale.
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